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mercoledì 17 settembre 2014

Yîhua Mâzo (Yiiwa Maaso) – La Danza del Cervo


Oggi ancora gli indigeni mayo e yaki nello stato messicano di Sonora praticano la loro danza tradizionale, la Danza del Cervo.
La danza del cervo (yiiwa maaso in lingua yaki moderna, yîhua mâzo nella grafia arcaica, imaseualis masatl in náhuatl moderno) secondo l’antropologo messicano Arturo Warman era praticata già dall’epoca pre–ispanica con pochissime variazioni.
La yiiwa maaso è l’antenata di quelle moderne rappresentazioni fatte per esempio contro la caccia o altre cose del genere: la danza racconta la storia della vittoria del cervo sui paskolas, i cacciatori.
Il cervo è il simbolo degli indigeni mayo, ed è eroe culturale anche degli yaki! Non c’è da dimenticare che comparisse anche nelle mitologie di aztechi, maya e di altre civiltà.
L’attore che interpreta il cervo viene scelto fra i bambini piú belli della tribù e viene trattato con ogni cura perché il suo destino era quello interpretare il cervo. Durante la rappresentazione si adorna in tutti i modi, con collane di perline e di stoffa.
I copricapo ed i costumi indossati sono molto belli ed appariscenti. In particolare l’attore del cervo si copre gli occhi con un velo, pone un copricapo in stile maya a forma di cervo sulla sua testa e indossa bracciali di stoffa bianchi. Gli attori vanno in scena a torso nudo.
La rappresentazione inizia con la musica, e poi entra in scena il cervo. Questo cade a terra colpito mortalmente dai paskolas, ma si rialza e li sconfigge. L’attore che interpreta il cervo dimostra la sua agilità compiendo movimenti leggiadri e leggeri come un vero cervo!
È probabile che nell’antichità yaki e mayo questo rito fosse un pó come il pok–ta–tok o olama dei loro vicini del sud e del nord: una festa che coinvolge in pieno il pubblico e che forse era collegata con riti ben piú profondi.
Oggi però c’è chi la considera un semplice ed insignificante balletto. Mah…

10 parole in mixteco per capire la cultura di Ânâhuac

  • icú: montagna. Secondo i mixtechi la montagna era la madre di tutti gli uomini e gli animali che vi vivevano. Nelle rappresentazioni la montagna è una donna incinta di pietra.
  • ñuhu: luce. Gli anaguatechi ritenevano che la luce del Sole e della Luna fosse continuamente in pericolo e che gli umani, in qualche modo, potevano continuare a preservarle.
  • ñuhú: terra. Per gli anaguatechi ogni singolo frutto della terra era sacro, dal piú piccolo sasso alla piú imponente montagna, dal piú arido deserto alla piú rigogliosa foresta.
  • nuní: mais. Il mais era l’alimento principale degli anaguatechi. Nel Popol Uuh gli uomini sono fatti di mais! Ancora oggi le donne indigene celebrano il mais come un miracolo (usanza già in voga all’inizio della storia di Ânâhuac).
  • ñùù: villaggio. Gli anaguatechi si organizzavano in città intorno a cui sorgevano tanti villaggi dove viveva il popolo. Oggi sono chiamati pueblos e sono ancora abitati.
  • quiví: giorno, ma anche destino. Per gli anaguatechi il destino di una persona era determinato dal giorno in cui nasceva.
  • saví: pioggia. I mixtechi chiamavano sé stessi “popolo della pioggia”. La pioggia era fondamentale perché faceva crescere il mais, alla base dell’economia anaguateca.
  • tùtù: libro. Gli anaguatechi conoscevano la carta e su di essa scrivevano libri pieni di illustrazioni vivacemente colorate.
  • vehe ñuhu: casa di vita, tempio di vita. I templi maya, mixtechi e aztechi erano di forma piramidale, con delle scalinate decorate con iscrizioni e altari in cima. Solo i sacerdoti potevano salire fin sulla cima del tempio, però il popolo partecipava animatamente alle cerimonie religiose.
  • yaa: canzone, canto o poesia. Già dall’epoca maya si mostrava interesse per la musica e per la poesia. Purtroppo non sappiamo molti testi delle canzoni né tanto meno i  loro ritmi, ma in compenso conosciamo gli strumenti che usavano, quali tamburi, flauti e sonagli.

Codice Borbonico

Codice Borbonico
Questo è il “Rituale Del Fuoco Nuovo”, o ”Rituale Dell’Anno Nuovo”