Chi
erano gli zapotechi?
Gli zapotechi vissero nello stato messicano di Oaxaca.
Si sa molto poco sulle loro origini, e sembra
proprio giusto chiamarli «xiiñi’ ca xti’ za ca», nati dalle nuvole. Probabilmente erano imparentati con i mixtechi e
con i trike, insieme a cui componevano la famiglia etnolinguistica otomanke.
Alcuni reperti archeologici dimostrano che
risalgono a ben 2600 anni fa; nel Quattrocento gli aztechi (o nahua)
conquistarono le terre zapoteche. Anche se l’arte zapoteca subí cambiamenti
notevoli divenendo tutt’ad un tratto piú simile a quella nahua, la lingua e
molti aspetti della cultura rimasero invariati.
Oggi nello stato di Oaxaca vivono i
discendenti degli zapotechi, che parlano ancora la lingua originale (affiancata
allo spagnolo, naturalmente) e praticano l’antichissima arte del barro negro.
La
donna zapoteca
Nelle civiltà meso–americane la donna non era
reclusa e poteva partecipare alla vita pubblica.
La donna ânâhuaqueña ci teneva molto
all’aspetto e si vestiva vistosamente. I costumi tradizionali femminili in uso
oggi tra gli zapotechi sono neri ornati con fiori o altri disegni (molto simili
a quelli dei codici precolombiani).
Nell’antichità c’era una donna che aveva un
particolare potere: Tobi Guixi. Essa aveva potere piú del re e risolveva le
dispute fra nobili. Vestiva di nero secondo la tradizione e mascherava il suo
volto con una famosa maschera di giada. Il teschio di tale donna fu trovato ai
piedi del Monte Albán con la maschera rituale addosso.
La
donna nell’arte zapoteca
Le ceramiche ed i dipinti zapotechi mostravano
una donna bella, con vestiti colorati e vistosi, adorna di gioielli, ben
truccata e pettinata.
Tuttavia dopo la conquista nahua dello Huaxyacac
(l’odierno Stato di Oaxaca), i canoni d’arte zapotechi cambiarono
completamente: quella che traspare da allora dai codici è una donna sempre piú
seria, immersa pienamente nelle cerimonie che svolge, con vestiti semplici e
trucchi meno vistosi.
Il
sovrannaturale nell’arte zapoteca
L’arte dei popoli antichi (ed anche degli
zapotechi) non mostrava solo il vero. Gli uomini all’epoca avevano un’immaginazione
piú fervida, ed immaginavano cose inimmaginabili. I pipistrelli – giaguaro, le
persone – piante, lo Spirito del Vento…
In particolare una ceramica zapoteca
rappresentava una testa per metà di ragazzo e per metà di… morto! Gli zapotechi
nell’arte cercavano un modo di comunicare ciò che con le parole non si sarebbe
potuto spiegare.
Arte
nahua ed arte zapoteca si incontrano
Con l’avvento dei nahua e degli aztechi il
sistema di scrittura degli zapotechi cambiò radicalmente. I codici mixtechi e
zapotechi elogiavano le imprese dei Re.
Un soggetto dell’arte zapoteca introdotto (o
per lo meno modificato) nel periodo nahua è quello di Tlâloc, il Dio della
pioggia. Il Tlâloc zapoteco prese qualcosa da Cocijo, l’antico Dio zapoteco
della pioggia.
Teste di Tlâloc sono state rinvenute in siti
aztechi, maya, mixtechi e zapotechi.
I
codici mixtechi
I mixtechi e gli zapotechi produssero dei
codici su pelle seguendo i canoni d’arte nahua. Di questi ce ne restano ben
pochi…
Uno di questi, il Codice Zouche Nuttall, mostra le imprese del sovrano mixteco Una
Isu, che unificò le terre di Huaxyacac.
Altri codici mostrano miti della creazione.
Uno di questi vuole che i primi Re e caccicchi1 nacquero dalle
radici di un albero.
L’arte
zapoteca oggi: il Barro Negro
Tecnica già conosciuta dagli zapotechi ed
ancora oggi praticata è quella del Barro Negro.
Il procedimento è semplice: dopo aver creato
un vaso o una statua, la si immerge in un particolare fango e dopo vari mesi
diventa nera come la pece.
Note
[1] Caccicco: Re o capo del villaggio presso i mixtechi e gli zapotechi.
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